Per quartieri sparsi di luce e miseria. Pier Paolo Pasolini e Roma tra pittura, cinema, scrittura e fotografia

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Descrizione

Storia dell’Arte 107, Gennaio – Aprile 2004

Lorenzo Canova

Per quartieri sparsi di luce e miseria. Pier Paolo Pasolini e Roma tra pittura, cinema, scrittura e fotografia

Pasolini è morto da quasi trent’anni e Roma ha continuato a cambiare, la periferia si è modernizzata, gli sfasciacarrozze non ci sono quasi più, a Piazza dei Mirti stanno scavando per la metropolitana e via dei Castani (che ha come sfondo prospettico la grande chiesa di san Felice da Cantalice) sembra una piccola Beverly Hills, con le palme, le banche e i negozi quasi lussuosi. Del resto anche Trastevere non è più come una volta: una mutazione ulteriore, “commerciale” e “consumistica” fatta di pub, di pizzerie griffate e di locali multietnici o fintoromaneschi si è agganciata agli sventramenti che Pasolini denunciava nel 1962 quando scriveva «vedo buttar giù vecchie case, spianare vecchi giardini per costruirvi delle orrende palazzine neocapitalistiche». Anche Testaccio e il Pigneto ora sono zone alla moda e alle borgate è rimasta solo un po’ della vecchia mestizia, accentuata dalle luci arancioni e melanconiche che dai lampioni si spandono la sera sui lotti ripetitivi e giallastri di Quarticciolo, Pietralata o Primavalle.

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Numero

107