Vasco Bendini: un piccolo ricordo d’un grande pittore

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Descrizione

Storia dell’Arte 140,  Gennaio – Aprile 2015

Fabrizio D’Amico

Vasco Bendini: un piccolo ricordo d’un grande pittore

Vasco Bendini è scomparso, dopo una breve malattia, a Roma, la città che – pur somigliandogli pochissimo – aveva infine scelto, dopo la sua Bologna. Il clima più mite gli era d’altronde essenziale: a lui che, da molti anni, portava – ad esempio – a casa e fuori – solo le leggere scarpe cinesi di corda, con le quali soltanto diceva di poter camminare. Aveva compiuto novantadue anni: e mancavano poche settimane a un nuovo compleanno. Viveva con Marcella in un monolocale, che gli bastava per studio e abitazione, a piazza Verbano, vale a dire in un luogo che non era centro, ma nemmeno una periferia troppo lontana dal cuore della città. Viveva una vita quasi francescana, in semplicità (interrotta soltanto dal bicchiere di buon vino rosso che si concesse sempre). E in quella solitudine che ne aveva circondato, come un amnio, tutta la vita. In quell’isolamento aveva sempre vissuto i suoi lunghi giorni di lavoro; misteriosamente preveggente tante cose, intuite in solitudine: dall’astrazione – non più neocubista, né neo-concreta – che era di tanti, nel nostro dopoguerra affaticato, dopo l’isolamento del ventennio fascista, a riconoscere le sue radici europee, e ad aggiornarsi su di esse; fino a un certa tentazione per l’ambiente, che l’aveva preso quando, a metà anni Sessanta, quell’arte diversa, scesa dalla parete, non era ancora vulgata corrente, come presto sarebbe diventata.

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Formato

Singolo Articolo

Numero

140