«Et Immortalis esto»: Letture della favola di Psiche in Giulio Romano (e in Raffaello)

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Descrizione

Storia dell’arte 124, Settembre – Dicembre 2009

Maurizio Calvesi

«Et Immortalis esto»: Letture della favola di Psiche in Giulio Romano (e in Raffaello)

Lo Institute of Arts di Detroit conserva un singolare dipinto a olio di Giulio Pippi, detto Giu- lio Romano, cui viene attribuito il titolo, generico, di Allegoria dell’Immortalità.
Databile intorno al 1540, la tela di formato quadro (cm 6,85 per lato) fu esposta nella grande mostra del pittore tenutasi a Mantova nel 1989 […] Come noto, le più splendide rappresentazioni della storia di Psiche si trovano a Roma, negli affreschi raffaelleschi della Farnesina che videro, proprio, una partecipazione esecutiva di Giulio Romano; e a Mantova, nel Palazzo Te, per mano dello stesso Giulio Romano (alla cui scuola appartiene anche una figura di Psiche in Palazzo Barberini a Roma). La critica ha talvolta ipotizzato che entrambi i cicli di affreschi dedicati a Psiche adombrino appunto un’allegoria dell’anima umana. Trovare nel nostro dipinto, a commento evidentemente allegorico della vicenda di Psiche, i simboli della resurrezione, dell’immortalità, dell’eternità e del regno celeste, è una forte conferma di questa ipotesi interpretativa. Tanto più che autore del dipinto è, di nuovo, Giulio Romano, a cui il mito di Psiche doveva essere particolarmente caro.

 

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Numero

124