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Bernard Van Rantwijck a Siena: novità su palazzo Chigi alla Postierla e il Libro VIII dei Leoni

Come tradisce il suo nome, Bernard Van Rantwijck è un artista originario dei Paesi Bassi e precisamente di Nimega, come egli stesso si firma in alcune miniature presenti in uno dei Libri dei Leoni, i registri del massimo governo della città di Siena, su cui torneremo in questo contributo. Studiando personalmente le banche dati ove sono digitalizzati tutti i documenti dell’Archivio Regionale di Nimega e dell’Archivio della Gheldria1 ARCHIVIO REGIONALE DI NIMEGA: https://regionaalarchiefnijmegen.nl/; ARCHIVIO DELLA GHELDRIA: https://www.geldersarchief.nl/ , contenente tutti i documenti dell’omonima regione, di cui fa parte la stessa città olandese, non è fuoriuscito alcun documento a lui inerente. Tuttavia, seguendo le date delle sue opere in Italia, la sua nascita dovrebbe collocarsi tra il 1540 e il 1550, anni in cui nella città di Nimega è presente una famiglia avente il suo stesso cognome che risulta ben documentata e anche di notevole importanza. La famiglia Van Randwijck apparteneva all’antica nobiltà della Gheldria, i suoi membri ricoprirono incarichi importanti nella regione sin dalla fine del XIV secolo e continuarono ad averli fino ai tempi più recenti; nel torno di anni che ci interessa Joost Van Randwijck (1475-1549) fu prima assessore, consigliere e sindaco di Nimega dal 1523, Visconte della città poi dal 1537 mentre altri membri della famiglia accumulavano ricchezze e posizioni importanti grazie alle grandi proprietà terriere nella regione. Dunque, il nostro artista potrebbe appartenere a qualche ramo di questa illustre famiglia, anche se nessuna prova è stata trovata a testimonianza di questo finora, e disporre quindi di una buona disponibilità economica per condurre la sua vita.
Il maestro di Nimega viaggiò molto nel nostro paese, passando molto probabilmente per Roma, per Venezia, dove invece è accertato, e infine Siena, città in cui quasi certamente si stabilì in modo definitivo. Hoogewerff e poi la Padovani nel fondamentale catalogo della mostra del 1980 su L’arte a Siena sotto i Medici: 1555-1609 ma anche Mammana e Roggeri e Andreoni nel suo saggio Alla ricerca del “non so che” di Francesco Rustici: Siena e l’Europa centrale, con alcune note su Bernard Van Rantwijck, mostrano come l’artista risulti documentato nella città del Palio dal 1573, anno della sua presunta prima commissione nel palazzo Chigi alla Postierla, secondo un documento trascritto dal Gualandi e dal Milanesi, al 15962 HOOGEWERFF 1962; PADOVANI 1980; MAMMANA, ROGGERI 2015; ANDREONIa 2022 . Il Rantwijck fu sicuramente un artista poliedrico, aperto a diverse forme di conoscenza e di espressione artistica, in quanto possedeva capacità come pittore, evidente nei suoi lavori per palazzo Chigi alla Postierla e per il sacello di S. Andrea in palazzo Piccolomini Patrizi, come miniatore, osservando le pagine da lui realizzate nei Libri dei Leoni, e anche di medaglista vista la medaglia commemorativa, ricordata dalla Padovani e dal Santi nei loro articoli «Arte Cristiana», realizzata verosimilmente a Venezia intorno al 1584 per Sir Richard Shelley3 PADOVANI, SANTI 1983 .

Hoogewerff, la Padovani e, infine, Andreoni, indicano come i primi lavori di questo artista in palazzo Chigi alla Postierla siano colmi di richiami a Roma e ai suoi monumenti, soprattutto negli sfondi, e quanto la sua maniera risenta dell’influenza degli Zuccari e di Raffaellino da Reggio, tra gli italiani, e di Bartholomaeus Spranger e Hans Speckaert, tra i suoi connazionali, che può aver studiato a Roma negli anni precedenti al 1573.

Fig.1 Bernard van Rantwijck, Passaggio dell’arca dell’alleanza nel Giordano, 1573-1574, tempera su muro, Siena, palazzo Chigi alla Postierla (foto dell’autore) e Gabriele Simeoni, Passaggio dell’arca dell’alleanza nel Giordano, 1565, Figure de la Biblia illustrate de stanze tuscane

Da un punto di vista iconografico invece, all’interno dello stesso palazzo alla Postierla, emerge da un’attenta attività comparativa il massiccio utilizzo da parte del Rantwijck di immagini provenienti dalle opere di Bernard Salomon, Gabriele Simeoni, Andrea Alciato e Giovanni Sambuco (fig.1-2-3).

Fig.2 Bernard van Rantwijck, I sette fratelli maccabei, 1573-1574, tempera su muro, Siena, palazzo Chigi alla Postierla (foto dell’autore) e Bernard Salomon, I sette fratelli maccabei, 1554, Figure del Vecchio Testamento
Fig.3 Bernard van Rantwijck, Mosè riceve le tavole della legge, 1573-1574, tempera su muro, Siena, palazzo Chigi alla Postierla (foto dell’autore) e Bernard Salomon, Mosè riceve le tavole della legge, 1554, Figure del Vecchio Testamento

Le Figure del Vecchio Testamento di Salomon e Le Figure della Biblia del Simeoni sono le fonti uniche delle scene veterotestamentarie del primo piano del palazzo, mentre, gli Emblemata dell’Alciato e del Sambuco sono utilizzati in alcune piccole scene e nelle Storie di Furio Camillo del piano superiore. Sono volumi celeberrimi all’interno dell’élite culturale europea del tempo e la loro conoscenza, assieme a un utilizzo assennato, rivela l’ampia erudizione del Rantwijck, in grado di comprendere la lingua italiana e i significati delle immagini contenute in queste opere. Il legame con lo Speckaert viene definito dalla Dacos, dal Meijer e poi da Andreoni 4 DACOS 1989-1990; MEIJER 1999; ANDREONI 2022a; MORETTI 2022; SANETTI 2023a; SANETTI 2023b; SANETTI 2025 (in corso di pubblicazione) mediante un pannello che si trova all’interno di palazzo Chigi alla Postierla, raffigurante Diana e Atteone, che riprende molto da vicino la composizione di un quadro con il medesimo soggetto del maestro di Bruxelles, oggi in Collezione Patrizi a Roma, del quale potrebbe essere, dunque, una delle primissime riproduzioni (fig.4).

Fig.4 Bernard van Rantwijck, Diana e Atteone, 1573, Siena, palazzo Chigi alla Postierla (foto dell’autore) e Hans Speckaert, Diana e Atteone, ante 1573, Roma, Collezione Patrizi

L’importanza dello Speckaert e del suo sodale Anthonie Santvoort nella creazione di un ambiente di formazione e attività per numerosissimi artisti fiamminghi e nordici, all’interno della loro casa-bottega a Roma dall’inizio degli anni Settanta del Cinquecento, è ben esplicata nei lavori del Sickel e di Andreoni5 SICKEL 2012; ANDREONI 2022b .
Le influenze romane citate precedentemente, assieme a quelle senesi del Beccafumismo, riemergono secondo la Padovani, il Santi e Andreoni anche nelle cinque tele con Storie della reliquia di S. Andrea realizzate dal Rantwijck nel 1583 per il sacello di S. Andrea del vescovo Francesco Maria Piccolomini. Partendo proprio da queste opere, infatti, Alessandro Zuccari ha proposto per la mano del maestro di Nimega alcune scene presenti nel Salone Sistino della nuova Biblioteca Apostolica Vaticana, costruita da Sisto V tra 1587 e 15896 ZUCCARI 2012 .
All’interno dei Libri dei Leoni la firma di Bernard Van Rantwijck compare per sei volte, la maggior parte delle quali nel Libro VIII, solamente una è posta invece nel Libro IX sulla miniatura che apre il volume. Per la fortissima vicinanza stilistica e formale, tuttavia, Padovani, Pallavicino e Ciampolini assegnano alla sua mano la quasi totalità delle restanti miniature presenti nel Libro VIII dei Leoni7 PADOVANI 1983; PALLAVICINO 1996; CIAMPOLINI 2010 . Tali attribuzioni risultano decisamente ben fondate, quasi tutte le miniature del volume presentano lo stesso gusto bozzettistico e grottesco dei personaggi e il medesimo trattamento del panneggio, degli sfondi architettonici e del paesaggio. Oltre alle motivazioni stilistiche suddette alcune di queste miniature possono essere ulteriormente avvicinate al Rantwijck per le iconografie utilizzate, riprese anch’esse da opere del Salomon e di Simeoni, le stesse fonti utilizzate per le scene di palazzo Chigi alla Postierla.

Fig.5 Bernard van Rantwijck, Ascensione, 1585, tempera su cartapecora, Siena, Archivio di Stato di Siena, da I Libri dei Leoni: la nobiltà di Siena in età medicea 1557-1737 e Bernard Salomon, Ascensione, 1559, Figure del Nuovo Testamento

Così come molti degli episodi raffigurati al primo piano di quest’ultimo edificio ricalcano in toto o parzialmente le iconografie presenti nei volumi degli autori succitati, lo stesso rapporto lo ritroviamo tra questi e alcune miniature del Libro VIII dei Leoni. Le pagine con le raffigurazioni dell’Ascensione del 1585, della Scala di Giacobbe, firmata e datata 1587, e della Trasfigurazione del 1590 riprendono fedelmente le medesime iconografie contenute nei volumi di Salomon e Simeoni mentre la Resurrezione del 1586, l’Ultima Cena e La conversione di S. Paolo del 1594 mostrano vicinanza con alcuni elementi di esse (fig. 5-6-7).

Fig.6 Bernard van Rantwijck, La scala di Giacobbe, 1587, tempera su cartapecora, Siena, Archivio di Stato di Siena, da I Libri dei Leoni: la nobiltà di Siena in età medicea 1557-1737 e Gabriele Simeoni, La scala di Giacobbe, 1565, Figure de la Biblia illustrate de stanze tuscane
Fig.7 Bernard van Rantwijck, Trasfigurazione, 1590, tempera su cartapecora, Siena, Archivio di Stato di Siena, da I Libri dei Leoni: la nobiltà di Siena in età medicea 1557-1737 e Gabriele Simeoni, Trasfigurazione, 1574, Figure del Nuovo Testamento

Considerando l’importante utilizzo di queste fonti iconografiche a palazzo Chigi alla Postierla, ritrovarle anche all’interno delle miniature dei Libri dei Leoni aggiunge una nuova motivazione nel ritenerle frutto della mano del Rantwijck, rafforzando ancor di più le proposte della sua paternità per via stilistica già citate. La miniatura con la rappresentazione della Resurrezione, riconducibile alla mano dell’olandese per via documentaria, presenta inoltre alcuni dettagli iconografici quasi coincidenti con la lunetta di palazzo Chigi alla Postierla raffigurante L’angelo del signore distrugge l’accampamento degli Assiri (fig.8).

Fig.8 Bernard van Rantwijck, L’angelo del signore distrugge l’accampamento degli Assiri, 1573-1574, tempera su muro, Siena, palazzo Chigi alla Postierla (foto dell’autore) e Bernard van Rantwijck, Resurrezione, 1586, tempera su cartapecora, Siena, Archivio di Stato di Siena


Le miniature dei Libri dei Leoni sono un’assoluta novità, mai prima dell’inizio del Libro VIII nel 1582 erano state pensate decorazioni strutturate in questi registri redatti per il Concistoro, massimo organo di governo di Siena. Probabile sintomo della strenua difesa della propria identità politica e culturale da parte dell’élite cittadina a seguito dell’infeudamento sotto Cosimo I de’ Medici , appare significativo come il primo artista chiamato a realizzare tali decorazioni, così intimamente legate alla città di Siena, sia stato Bernard Van Rantwijck. Probabilmente l’artista di Nimega dimostrò di possedere capacità ben consolidate e degne di fiducia nell’arte miniatoria per ottenere questa commissione.
Le decorazioni del Libro VIII dei Leoni mostrano infatti delle affinità con alcune miniature di ambiente romano. Le figure presenti nell’incorniciatura del decreto con cui il domenicano Ippolito Beccaria istituisce la Confraternita del Rosario nella chiesa di San Nicolò a Scheggino del 1590, unica opera superstite di Giacomo Squilli, rivelano un trattamento similare a quelle del Rantwijck, lo stesso uso della linea e gusto bozzettistico (fig.9).

Fig.9 Giacomo Squilli, Decreto di istituzione della confraternita del Rosario di San Nicolò a Scheggino (PG), 1590, particolare con Madonna del Rosario e San Nicola, collezione privata, da Cesare Franchi detto il Pollino Miniatore (Perugia 1555 circa-1595) a cura di Duccio K. Marignoli

Giacomo Squilli, miniatore fiorentino, fu uno degli aiuti di Federico Zuccari nella decorazione della cappella di Villa d’Este nel 1573, elemento che fa pensare avesse esperienza anche nell’affresco. Molto attivo nell’Accademia di San Luca, alla quale è iscritto come miniatore dal 1576 e di cui è console nel 1585 e nel 1588. Quest’ultima volta, inoltre, assieme a Frans Van de Kasteele, esponente principale della miniatura romana negli ultimi decenni del Cinquecento, col quale doveva avere un legame specialmente amichevole dato che questi fu testimone di nozze di Caterina Squilli, figlia di Giacomo, nel 1603. Altre miniature che presentano punti di tangenza con quelle del Libro VIII dei Leoni e con l’unica conservatesi dello Squilli sono quelle realizzate da un artista anonimo nel 1590 all’interno del Libro dei beni dell’ospedale e chiesa di San Girolamo degli Schiavoni (fig.10), custodito alla Biblioteca Apostolica Vaticana8 MARIGNOLI 2020; CALVO, MAINAR, SAPORI 2021 (Vat.lat.5440).

Fig.10 Anonimo, Manoscritto Vaticano Latino 5440 folio lr, 1590, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, https://digi.vatlib.it/view/MSS_Vat.lat.5440


Le similitudini tra le decorazioni del Libro VIII dei Leoni e alcuni esempi di miniature romane coeve orbitanti intorno la cerchia dello Squilli e il Van de Kasteele rinvigoriscono ancor di più l’ipotesi, sempre caldeggiata dalla critica, di un periodo di studio a Roma del Rantwijck prima di giungere a Siena nel 1573. Il suo avvicinamento all’ambiente artistico romano potrebbe essere stato mediato proprio attraverso opere di piccolo formato, così tanto praticate anche dal cosiddetto Santvoort-gruppe, col quale lo stesso Van de Kasteele aveva stretti legami e di cui faceva parte anche lo Speckaert; esperienza sufficiente per ottenere poi l’incarico per le decorazioni dei Libri dei Leoni.

Riferimenti bibliografici e sitografia

ANDREONI 2022a
S. Andreoni, Alla ricerca del “non so che” di Francesco Rustici: Siena e l’Europa centrale, con alcune note su Bernard Van Rantwijck, in Francesco Rustici e il naturalismo a Siena: atti della giornata di studi, Pienza, Conservatorio di San Carlo, 9 settembre 2017, a cura di Marco Ciampolini, Cinisello Balsamo: Silvana, 2022

ANDREONI 2022b
S. Andreoni, Un rame inedito di Hans Speckaert e una fonte iconografica per la sua Diana e Atteone, in “Storia dell’Arte in tempo reale”, 2022 https://www.storiadellarterivista.it/blog/2022/04/30/un-rame-inedito-di-hans-speckaert-e-una-fonte-iconografica-per-la-sua-diana-e-atteone-2/

ARCHIVIO REGIONALE DI NIMEGA, consultato il 20/3/25
https://regionaalarchiefnijmegen.nl/

ARCHIVIO DELLA GHELDRIA, consultato il 20/3/25
https://www.geldersarchief.nl/

CIAMPOLINI 2010
M. Ciampolini, Pittori Senesi del Seicento, NIE, 2010

CALVO, MAINAR, SAPORI 2021
R.C. Calvo, J.C. Criado, G. Sapori, Francesco da Castello (Frans Van de Kasteele) Dipinti fra Italia e Spagna, Petruzzi Stampa- Città di Castello, Artemide, 2021

DACOS 1989-1990
N. Dacos, Un élève de Peeter de Kempeneer: Hans Speckaert, in “Prospettiva”, no. 57/60, Scritti in ricordo di Giovanni Previtali: Volume II (1989 – 1990), pp. 80-88

HOOGEWERFF 1962
G. Hoogewerff, Bernardo Van Rantwyck pittore da Nimega fra i maestri senesi, in “Rivista d’arte”, Gennaio 1961, 36

MAMMANA, ROGGERI 2015
S. Mammana, R. Roggeri, Echi senesi nell’arte di Bernard Van Rantwijck: il ciclo pittorico delle storie della reliquia di S. Andrea Apostolo nel Museo Diocesano di Pienza, in “Valori Tattili“, 5/6, 2015, pp. 101-112

MARIGNOLI 2020
D.K. Marignoli, Cesare Franchi detto il Pollino. Miniatore (Perugia 1555 circa-1595), Petruzzi-Città di Castello, Artemide, 2020

MEIJER 1999
B. W. Meijer, Un disegno senese di Bernard Van Randtwyck, in “Prospettiva”, no. 93/94, Omaggio a Fiorella Sricchia Santoro: volume II (Gennaio – Aprile 1999), pp. 60-63

MORETTI 2022
M. Moretti, “Ecce Tabernaculum Dei”. Il reliquiario della S. Croce di Cortona prefigurazione della “Nuova Gerusalemme”, in Del Barocco ingegno. Pietro da Cortona e i disegni di architettura del ‘600 e ‘700 della collezione Gnerucci, catalogo della mostra a cura di Sebastiano Roberto, Cortona, giugno-ottobre 2002, Roma, De Luca, pp. 109-120

PADOVANI 1980
S. Padovani, Bernardo Van Rantwyck, in L’Arte a Siena sotto i Medici 1555-1609, catalogo della mostra dal 3 maggio al 15 settembre 1980 presso il Palazzo Pubblico a Siena, Roma, De Luca, 1980

PADOVANI, SANTI 1983
S. Padovani, B. Santi, La donazione del vescovo Francesco Maria Piccolomini e la vicenda senese di Bernardo Rantwick – Parte I, in “Arte Cristiana”, 696, 1983, pp. 149-165

PADOVANI 1983
S. Padovani, La donazione del vescovo Francesco Maria Piccolomini e la vicenda senese di Bernardo Rantwick – Parte II, in “Arte Cristiana”, 697, 1983, pp. 223-236

PALLAVICINO 1996
C. Pallavicino, La decorazione dei Libri dei Leoni, in I libri dei leoni: la nobiltà di Siena in età medicea 1557-1737, a cura di Mario Ascheri, Siena: Monte dei paschi di Siena, 1996

SANETTI 2023a
I. Sanetti, L’arca di Noè tra stampa libraria e pittura nelle raccolte di Francesco Maria II, in Gli animali e la caccia nell’immaginario di Francesco Maria II della Rovere, a cura di Massimo Moretti, Roma, De Luca Editore d’Arte, 2023

SANETTI 2023b
I. Sanetti, A proposito del rame con l’Ultima Cena di Hans Speckaert: una postilla per la derivazione iconografica*, in “Storia dell’Arte” in tempo reale 2. Anticipazioni e ricerche in corso, affacci sull’attualità, scoperte, nuove letture, 2022-2023, a cura di Massimo Moretti, Julie Pezzali, Antonella Sbrilli, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2024, già in “Storia dell’arte” in tempo reale, 10/7/2023 col medesimo titolo.

SANETTI 2025 (in corso di pubblicazione)
I. Sanetti, Fonti iconografiche a stampa per il cantiere sistino della Scala Santa, in “Storia dell’Arte”, 2025 (in corso di pubblicazione)

SICKEL 2012
L. Sickel, Anthonis Santvoort: ein niederlaendischer Maler, Verleger und Kunstvermittler in Rom: mit einem Exkurs zum Testament Cornelis Corts, in Ein privilegiertes Medium und die Bildkulturen Europas, Monaco di Baviera, Hirmer, 2012

ZUCCARI 2012
A. Zuccari, Una babele pittorica ben composta. Gli affreschi sistini della Biblioteca Apostolica Vaticana, in La Biblioteca Apostolica Vaticana, a cura di A. M. Piazzoni, A. Manfredi, D. Frascarelli, Milano, Jaca Book, 2012

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